‘Sarà la più grande statua equestre al mondo': così pronunciò Leonardo da Vinci davanti a Galeazzo Maria Sforza, il quale si appellò al celebre maestro d’arti per costruire un’opera in onore del suo avo, Francesco Sforza.

Alla morte di Galeazzo Maria, fu il fratello, Ludovico Sforza, a portare avanti l’ambizioso progetto scegliendo proprio le maestranze del Vinci. Ma il destino della statua equestre fu burrascoso, come le guerriglie sotto il dominio di Carlo VIII e i relativi disordini sociali, impedendo a Leonardo la prosecuzione del progetto. Il Maestro però non si arrese e tentò di riprendere il lavoro, ma le speranze di portare a termine l'opera svanirono del tutto nel 1499, con la caduta del Moro.

Leonardo lasciò Milano e il modello del cavallo venne addirittura distrutto dai soldati francesi che l’avevano scelto come bersaglio per le loro balestre Il cosiddetto Cavallo di Leonardo, quindi, non fu mai ultimato dal Vinci ma fu d’ispirazione per Charles Dent. L'ex-pilota di linea statunitense, dopo aver letto un articolo su un’autorevole rivista, iniziò a raccogliere i fondi necessari alla costosissima fusione del cavallo ma riuscì solo a realizzarne un modello. La morte, avvenuta nel 1994, gli impedì di vedere realizzata l’idea, portata a termine solo nel 1999 sotto la guida della scultrice Nina Akamu.

CURIOSITA’

Il cavallo di Leonardo, che oggi si può ammirare di fronte al Parco dell’ippodromo di Milano per essere montato sopra la struttura di marmo e granito dove lo vediamo ora, è stato…fuso. Nika Akamu, infatti, dovette prima fondere il cavallo in pezzi separati e poi riuniti!

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