La Milano di Buzzati ha il profumo delle vecchie edizioni in vendita in una buona libreria dell'usato. Con i suoi racconti e romanzi, prendendo spunto dalla cronaca e da una folle immaginazione, Buzzati ha saputo creare piccole amenità narrative, giochi metaforici capaci di trasformare la quotidianità in analisi sociale. L'autore, pur non essendo nato in città, ha dimostrato per Milano un placido apprezzamento e vi ha trascorso la vita intera, tra impegni lavorativi e l'attitudine a indagare i retroscena della metropoli, fino al momento della morte. Una morte a chiamata e inesorabile, esorcizzata dai memorabili racconti de Il reggimento parte all’alba, capolavoro postumo sull’ineluttabilità del tempo e sulla capacità di riconoscere il giusto valore a ciò che abbiamo.

 

A cura di @Martina Sacchi

e di @yesmilano

Via Solferino

Milano viene descritta torbida e licenziosa con una sottile ironia che sfocia spesso in cinismo. Grazie alla penna dello scrittore, i fatti di cronaca verificatasi nello scenario urbano fecero del giornalismo di via Solferino una indubbia opera d’arte al nero. In questa strada, ben nota oggi in città, si trova l'edificio sede del «Corriere della Sera», principale quotidiano milanese, presso cui Buzzati lavorò fra il 1940 e il 1970.

Via San Gregorio, Largo Zandonai e Piazza Fontana

L'analisi sociale condotta dall'autore si manifesta soprattutto ne La Nera, un cofanetto edito nel 2002 da Mondadori, che raccoglie gli articoli di cronaca pubblicati sul «Corriere della Sera» negli anni dedicati al giornalismo. Fra i molti, ricordiamo il pezzo con cui Buzzati raccontò il tragico omicidio commesso da Rina Fort al n. 40 di via San Gregorio. Lo scrittore, che abitava nei pressi di quella strada, raccolse con minuzia i dettagli legati alla misteriosa vicenda e descrisse la zona di Porta Venezia collocandola in un'atmosfera onirica - come se fosse sospesa nel tempo - ferma a quella notte del 29 novembre 1946. Attraverso La Nera è possibile rileggere la Milano del passato, compresa fra gli anni Cinquanta e Settanta, e le sue storie: la rivolta dei carcerati di via San Vittore, la rapina in Largo Zandonai ad opera della Banda Cavallero (1967) e la desolazione di Piazza Fontana dopo la strage del 1969.

Via Velasca 25 e il Teatro alla Scala

Il libro Un amore, ideato nel 1959 e pubblicato nel 1963, ha saputo raccontare lo straziante inseguimento emotivo tra un borghese e una minorenne: un amore nascosto, crudo e scandaloso nato in via Velasca al 25. Antonio Dorigo, protagonista del libro, attraversa il centro di Milano riservando a La Scala grandi menzioni. Il teatro diventa scenario silenzioso di una città affezionata da sempre all'arte, la stessa arte che raccoglie personaggi di cui innamorarsi: in questo caso la bella danzatrice Adelaide, protagonista femminile del libro.

Corso Garibaldi 72 e 73

Buzzati è stato in grado di tramandare ricordi di una città ormai scomparsa, nominando, all'interno dei suoi scritti, strade in cui non possiamo più imbatterci. Fra questi, il vicolo del Fossetto resta un luogo iconico per lo scrittore, una via vissuta soprattutto nel suo romanzo più rappresentativo di Milano, il già citato Un Amore. Presso gli odierni numeri civici 72 e 73 di Corso Garibaldi, dove oggi troviamo un passaggio sormontato da un arco, i protagonisti del libro vivevano una città fatta di case ravvicinate, quasi addossate fra cumuli e tetti. Lontano dalle zone borghesi, lo stile narrativo assume un tono più incalzante e meno poetico, in grado di raccontare il fiore di una città antica ma anche animata, popolare.

Largo La Foppa

Per lo scrittore del mistero è forse stato facile, allora, poter inventare luoghi immaginari, sospesi nel tempo. La celebre via Saterna, più volte sognata e vagheggiata, può essere localizzata a ridosso dell'odierno Largo La Foppa. Al di là di Parco Sempione, a 2km da dove l'autore la ipotizzava, sorge oggi una Galleria d'arte contemporanea battezzata VIASATERNA in onore della strada nata dalla sua fantasia. Di questa "via" è possibile leggere nel capolavoro Poema a fumetti, pubblicato nel 1969: qui Buzzati racconta di un diavolo con le sembianze di un cappotto e di personaggi che vagano su tavole da disegno, bozzetti nati dal suo strabiliante e affascinante esperimento letterario.

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