Il Museo Olimpico impreziosisce la campagna “Milano Home of Design”

“Milano Home of Design” prende ispirazione dal concetto di movimento: quello fisico, legato allo sport, ma anche quello più simbolico di una città in continua evoluzione. Gli atleti delle squadre milanesi diventano i volti di questa Milano Design Week, ritratti tra gli scenari iconici del design urbano - dalla maestosità di Stazione Centrale alle linee avveniristiche delle pensiline di Norman Foster, fino all’eleganza senza tempo della linea M1 di San Babila, firmata Albini e Helg - che incarnano l’incontro perfetto tra forma e funzione, tra estetica e performance.
Gli oggetti sportivi storici, provenienti dalle collezioni del Museo Olimpico situato in Svizzera, nella città di Losanna, non solo accompagnano le immagini, ma ne sono parte integrante: pattini, caschi, bastoni da hockey e pietre da curling diventano elementi narrativi che collegano lo spirito Olimpico all’estetica del quotidiano, raccontando l’evoluzione del gesto atletico attraverso la materia, la tecnica e il design.
Quegli stessi oggetti, protagonisti della campagna promozionale, sono esposti al Salone del Mobile, nell’area hospitality di OnLocation dedicata a Milano Cortina 2026.
Tra gli oggetti selezionati dalle collezioni del Museo Olimpico, c’è il bastone da portiere di hockey su ghiaccio Cooper perchè racconta l’evoluzione di uno sport in cui il movimento è protagonista fin dai suoi albori.
L’hockey su ghiaccio nasce in Canada all’inizio del XIX secolo e solo 100 anni dopo giunge in Europa, debuttando ai Giochi Olimpici di Anversa nel 1920. Sì, avete capito bene, ai Giochi Estivi, prima ancora della creazione dei Giochi Olimpici Invernali che sarebbe avvenuta quattro anni dopo.
I primi bastoni sono in legno, con paletta destra, e sono pesanti e poco maneggevoli, ma permettono al portiere di parare e rilanciare il disco. Quelli odierni, invece, sono concepiti per garantire un perfetto equilibrio tra leggerezza, robustezza e performance e integrano tecnologie avanzate per migliorare la presa e la maneggevolezza.
Tra le immagini della campagna “Milano Home of Design” troviamo anche un casco da portiere di hockey su ghiaccio Jofa 290/298, utilizzato quasi esclusivamente dai giocatori europei, soprattutto scandinavi, agli inizi degli anni Novanta.
Ai tempi delle prime partite di hockey, la maschera del portiere non esisteva e si assisteva a infortuni talvolta molto gravi. Nel 1930, Clint Benedict (Clinton Stevenson Benedict) dei Maroons di Montréal si frattura il naso e, sei settimane dopo, al suo ritorno in campo, è il primo portiere a indossare la maschera di protezione in cuoio.
Il primo novembre 1959, Jacques Plante, dei Canadiens de Montréal, subisce un infortunio contro i Rangers di New York. Al tempo non sono ancora previsti i portieri di riserva in panchina e il giocatore torna in campo per terminare la partita con una maschera in fibra di vetro che gli copre il viso. Negli anni la maschera ha subito delle evoluzioni trasformandosi in protezione integrale o semi-integrale del viso.
I volteggi leggiadri dei pattini sul ghiaccio Graft raccontano l’evoluzione di una disciplina che ha origini lontane. Fin dal XIII secolo, gli olandesi usavano i canali per spostarsi da un villaggio all'altro. Il pattinaggio, successivamente, si è diffuso in Inghilterra, dove sono nati i primi club e piste di pattinaggio artificiali.
Sono due americani i primi ad esibirsi nelle principali evoluzioni nella storia di questo sport. Nel 1850 Edward Bushnell di Philadelphia rivoluziona il pattinaggio con l'introduzione dei pattini a lame d’acciaio che permettono movimenti e virate più complessi. Negli anni 60 del XIX secolo, Jackson Haines, insegnante di balletto residente a Vienna, contribuisce a conferire grazia a questo sport aggiungendovi elementi provenienti dalla danza e dal balletto.
Il pattinaggio artistico è il primo sport a figurare tra quelli in programma nei Giochi Invernali, pur essendo già in calendario nei Giochi Olimpici Estivi di Londra nel 1908 e Anversa nel 1920, prima ancora di quelli invernali a Chamonix nel 1924.
Tra gli oggetti protagonisti della campagna “Milano Home of Design” non poteva mancare una pietra da curling. Qualche curiosità? La pietra da curling, disciplina che fa il suo esordio olimpico a Chamonix 1924, pesa tra i 17,24 e i 19.96 kg, fatta di un granito raro e denso estratto dalla minuscola e disabitata isola scozzese di Ailsa Craig.
Questo materiale resiste all’acqua, non si incrina e non si rompe con facilità. Certe pietre possono durare addirittura per decenni.
“Siamo davvero orgogliosi di aver messo a disposizione alcuni cimeli delle nostre collezioni per sviluppare la campagna promozionale della Design Week - afferma Angelita Teo, Direttrice del Museo Olimpico - Questo è solo il primo atto di una partnership con Milano & Partners che ci vedrà protagonisti anche durante altre Week nel corso dell’anno. Collaborazioni come questa, che valorizzano i Giochi sotto nuovi punti di vista, sono il miglior modo per dare concretezza al concetto “Sport. And More Than Sport” che bene rappresenta il movimento olimpico. Le Olimpiadi, infatti, non solo solo competizioni, risultati e imprese sportive. Sono anche straordinarie occasioni di condivisione di design, moda. musica, arte e cultura diffusa.”
La collaborazione tra Milano & Partners e il Museo Olimpico per la campagna “Milano Home of Design” rientra in un progetto più ampio, che fa leva sull’agenda culturale della città per portare lo spirito Olimpico nel cuore di Milano. L’attività si inserisce nel programma Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, che ha l’ambizione di coinvolgere la comunità culturale in un progetto aperto e partecipato valorizzando le eccellenze culturali e artistiche nel segno delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026, che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026.