Sliding doors

Conca dell’Incoronata, Navigli Milanesi

L’acqua è vita e a Milano Leonardo trova una città di acque: una decina di corsi fluviali tra fiumi naturali e canali artificiali detti navigli, un vero e proprio sistema con darsene, rogge, attracchi, porti per le imbarcazioni, mulini che lavorano a pieno ritmo. Per vie d’acqua la campagna nutre la città, facendo arrivare a Milano bestiame, formaggi alpini, prodotti della terra. Sui battelli giungono matasse di lana e di seta che ritornano come broccati e abiti di sartoria. Al cantiere del Duomo affluiscono legname, sabbia, pietra e blocchi di marmo provenienti dal lago Maggiore e la Fabbrica del Duomo ricambia occupandosi della manutenzione delle idrovie. Strade in centro su cui ora camminiamo sono state per secoli percorse da battelli e nelle alzaie dei Navigli dove ora si celebra il rito dell’aperitivo si stoccavano le merci da tutta la regione.

L’acqua è una passione che coinvolge Leonardo come ingegnere, geologo, artista. In città attinge linfa creativa dalla laboriosità dei milanesi, che hanno trasformato l’antico fossato delle mura medievali in una cerchia di Navigli. Studia il funzionamento delle prime conche di navigazione che regolano i dislivelli delle acque. Calcola la portata delle acque e il livello dei canali, misura con precisione le distanze, fa un preventivo di guadagno basato sui dazi per il trasporto delle merci e l’uso delle risorse. Seduto sulle sponde del Naviglio Grande, osserva e immagina la città che vorrebbe nel suo modo preferito: disegnandola. Impossibile per il Duca di Milano non reclutarlo nello staff degli ingegneri che lavorano per le vie d’acqua cittadine, un pool di talenti per unire tutti i corsi d’acqua in una rete navigabile regionale senza interruzioni, con il sogno di arrivare fino al mare.

Nel Codice Atlantico Leonardo ha disegnato alcune delle innovazioni di ingegneria idraulica: tra le tante, dei “chiusini” incastonati nelle porte, piccoli sportelli sott’acqua manovrabili a mano, che permettono un più lento fluire dell’acqua, evitando che le barche di passaggio, nel momento dell’apertura delle paratoie, siano sballottate o rovescino il loro carico. Una delle chiuse costruite all’epoca con questo meccanismo è ammirabile ancora oggi ed è la Conca dell’Incoronata, non lontano dal quartiere di Brera. E’ un tratto asciutto del Naviglio Martesana, lo stesso che scorre poi più a Nord, con la sua lunga pista ciclabile tra cascine, orti ed eleganti palazzi. Altri due esempi di portelli di altre chiuse sono custoditi oggi al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Ma a proposito di acqua nei disegni di Leonardo c’è molto di più, a partire dai progetti: una scala d’acqua per i mulini di Vigevano, una Milano a diversi livelli resa sana e pulita da una rete idrica e fognaria capillare, un canale di collegamento tra il lago di Como e il fiume Adda. Ci sono anche scorci di natura lombarda bellissimi fatti di fiumi, terre e montagne, gli stessi degli sfondi delle sue Vergini delle Rocce.

E se il suo tempo non aveva mezzi e materiali adeguati per le sue visioni di ingegneria, ci ha pensato qualcun altro, secoli dopo, a realizzare i suoi progetti sugli spazi urbani. Un’eredità universalmente riconosciuta, se oggi il nome di Leonardo da Vinci viene ricordato parlando di “chiuse” da Venezia a Panama, un versatile esempio di eccellenza tecnologica lombarda esportato con successo.