Per il giovane Leonardo l’arte e la conoscenza si racchiudevano tra le mura di una bottega d’arte a Firenze. Alla corte del duca di Milano Leonardo scopre il mondo fuori: dall’architettura alla musica, dallo studio della natura e dell’uomo alle macchine da guerra, il cortigiano Leonardo da Vinci si confronta con i talenti e gli intellettuali che gravitano nell’orbita del Castello Sforzesco, tra tradizioni affermate e fermenti innovativi provenienti dal resto d’Europa. Alcune delle dame di corte diventano ritratti, come la Belle Ferronière e la Dama con l’Ermellino, alias Lucrezia Crivelli e Cecilia Gallerani, all’epoca amanti del Duca di Milano e ora seducenti volti dipinti da ammirare nei musei di Parigi e Cracovia. Anche un giovane musico finisce immortalato dai pennelli di Leonardo, forse era Franchino Gaffurio, maestro del coro per il Duomo, forse era Josquin Desprez, compositore fiammingo. Con la sua posa originale, la cura nel look, gli occhi che ci invitano a seguirlo con lo sguardo magicamente, più vero del reale, è oggi tra gli highlight della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, in compagnia di Bruegel, Caravaggio, Tiziano e Botticelli, tutti lì.
Leonardo cammina per il Castello con la sua lunga barba precoce, a volte irruente e altre volte assorto nei suoi pensieri: in mano ha un mazzo di fogli su cui prende disordinatamente appunti a matita da destra a sinistra, schizzi in penna, disegni a carboncino. Leonardo misura la città in braccia mappandola a volo d’uccello, disegna intrecci di nodi e macchine ingegnose per dipanarli e tesserli, fantastica macchine per il volo che testa sui tetti dell’attuale Palazzo Reale, inventa enigmi con cui stupire gli amici, e soprattutto progetta instancabilmente, visitando cantieri e botteghe artigiane, sempre a contatto con i committenti, coinvolto da ogni tipo di studi e aggiornato su ogni questione della sua epoca. Il Codice Atlantico raduna più di 1000 di questi fogli, esposti periodicamente nella Pinacoteca Ambrosiana: sono un diario di incontri eclettici e progetti multidisciplinari, in cui le anatomie umane sono architetture e le costruzioni brulicano di vita, sono gli straripanti quaderni di esercizi di un “Omo sanza lettere”, in una Milano che da sempre mette in circolo la sua abbondanza di idee nell’architettura, nella creatività, nella ricerca.