Gli anni ’60 sono un decennio di trasformazione segnato da cambiamenti urbani, prosperità economica e una fiorente scena culturale a Milano. Il romanzo di Giuseppe Lupo “Gli anni del nostro incanto” ci accompagna in un viaggio in questa epoca insieme a una famiglia milanese attraverso storie personali e alcuni punti di riferimento della città che continuano ancora oggi a plasmarne l’identità.
La nostra prima tappa ci porta a Torre Velasca, simbolo iconico della rigenerazione urbana post-bellica. Fin dalla sua costruzione, questo caratteristico edificio di 26 piani è diventato un punto di riferimento per la città. Si trova a metà tra il pieno centro e la zona dell’Università degli Studi di Milano, dove ammirare i meravigliosi chiostri della sede di via Festa del Perdono.
Proseguendo, arriviamo al Grattacielo Pirelli, chiamato affettuosamente dai milanesi “Pirellone”. Finito di costruire nel 1960, ha mantenuto con orgoglio il titolo di grattacielo più alto d’Italia per oltre 35 anni. Con il suo design innovativo rimane un simbolo delle aspirazioni e della crescita di Milano durante il boom economico.
L’edificio è visitabile solo in occasione di eventi speciali e open day: tieni d’occhio il nostro sito per maggiori informazioni.
Vicino troviamo la Stazione Centrale.
La prossima tappa ci porta in Piazza Fontana, da cui si può partire per esplorare sia l’area intorno a corso Vittorio Emanuele II, con i suoi tanti negozi, sia le stradine intorno a piazza Santo Stefano. Una tappa da non perdere è la Chiesa di San Bernardino alle Ossa poco distante: un luogo affascinante... e un po’ inquietante!
In Piazza Fontana ha avuto luogo l’attentato terroristico del 12 dicembre 1969, la strage che segnò la fine del miracolo economico, come descritto nel romanzo.
Concludiamo il nostro itinerario nel quartiere di Brera. Tra negozi vintage e raffinate boutique, studi d’arte, gallerie e caffè, troverai il Bar Jamaica, locale storico perso nelle affascinanti viuzze del quartiere. Ancora oggi in attività, il bar è diventato popolare durante gli anni Sessanta grazie alla sua atmosfera bohémien che ha attirato scrittori italiani e internazionali, artisti e innovatori, come Luciano Branciardi e Roberto Treccani. Proprio come il suo quartiere, il Bar Jamaica rimane un centro di ritrovo culturale che mantiene lo spirito, la creatività e lo scambio intellettuale che ha definito un’epoca.
Iniziativa realizzata con le risorse del Piano di Sviluppo e Coesione del Ministero del Turismo