Passeggiare per Città Studi è molto bello, perché si tratta di un quartiere vitale e unico, dove la vita scorre con semplicità, ed è facile trovare luoghi particolari. Per la struttura stessa del tessuto urbano, pianificato all’inizio del '900 per ospitare nuovi istituti universitari misti a palazzi residenziali, disposti su viali alberatissimi e ariosi, qui negozi e ristoranti sono diffusi e ben disposti fra loro. Specialmente in autunno e in primavera aggirarsi tra gli alberi monumentali e le architetture di altissima qualità è straordinario.
Per rendersi subito conto della ricchezza di questa zona conviene partire dalla Galleria Massimo De Carlo, che ha inaugurato da poco la sua nuova sede in un appartamento della Villa Corbellini Wassermann in Viale Lombardia, costruita nei primi anni 30 da Portaluppi con i marmi policromi più preziosi.
Poi tagliando da via Vallazze e risalendo via Porpora ci si imbatte in una delle chiese di Gio ponti, San Luca Evangelista, con la facciata ricoperta delle sue tipiche piastrelle a diamante.
Ripercorrendo via Ampère in direzione sud si arriva al cuore di Città Studi, in Piazza Leonardo: la piazza del Politecnico, anzi dei Politecnici. Quello grosso, più importante, di ingegneria. Quello bello, di architettura, articolato in più edifici progettati in modo stratificato dai più importanti architetti milanesi nel tempo, tra cui ovviamente lo stesso Gio Ponti.
Da lì girando in via Ascoli ci si imbatte nella Casa dello studente (Istituto per il diritto allo studio) di Azimonti, coeva della Villa Corbellini-Wassermann. La struttura si compone di cinque piani, è dotata di una palestra e diverse sale studio ed è la residenza storica degli studenti milanesi.
Se invece si preferisce camminare tra i villini delle facoltà scientifiche della Statale, verso l’ellissi di Piazzale Gorini (Agraria, Matematica, il Besta di neurologia, eccetera), vale la pena di affacciarsi infine nella piazza Gastone Novelli per guardare i fregi bellicosi del Palazzo dell’Aeronautica Militare progettati tra il 1938 e il 1941 da Luigi Lorenzo Secchi.