Una passeggiata fra le architetture del '900. Dalla Stazione Centrale al Palazzo dell’informazione

Entrare a Milano dalla Stazione Centrale è un’immersione in un disegno novecentesco poco pubblicizzato, ma molto significativo.
L’asse che unisce piazza Duca d’Aosta con Piazza della Repubblica - via Vittor Pisani - è il frutto dell'arretramento di un chilometro della stazione stessa , che a inizio secolo non appariva più adeguata a gestire i flussi dei viaggiatori. L’edificio basso e bianco che vediamo adesso è stato inaugurato nel 1931, ma i suoi tratti monumentali non sono pienamente razionalisti, perché il progetto (di Ulisse Stacchini) risale al 1912, e rivela la sua natura liberty sotto i rimaneggiamenti del Ventennio.
Appena usciti, sulla destra incombono le forme svettanti del Pirellone (1960) di Gio Ponti, capolavoro assoluto rimasto ineguagliato tra tutti i grattacieli più recenti, che peraltro si intravedono dietro di lui: la torre Galfa, il palazzo della Regione e, sul fondo, il Bosco Verticale.
Altri giganti di grandissima qualità si trovano invece avanzando lungo i portici moderni di via Vittor Pisani: la Torre Breda (1951-1954), con il suo bellissimo lucernario tondeggiante, all’angolo con Viale Tunisia, progettata dallo stesso architetto - Mattioni - che ha costruito il palazzo della Martini in piazza Diaz. Al termine della strada, si incontra invece la torre Turati (anni '60), di Giovanni e Lorenzo Muzio, che si staglia verso l’alto in tutti i suoi 75 metri.
Via Turati, nella stessa ottica, diventa una vera e propria via delle meraviglie: a destra la sequenza del Palazzo della Serenissima - ex Palazzo Campari - progettato nel ‘62 dai fratelli Soncini e restaurato da poco dai Park Associati, seguito dalla mitologica Ca’ Bruta, capolavoro e manifesto del primo Muzio.
Di fronte, all’angolo con via Moscova, il curvo e verde Palazzo Montecatini, con la sua pianta a H (ancora di Gio Ponti) fine anni '30. Il percorso non può che finire trionfalmente sul Palazzo dell’Informazione, o Palazzo dei Giornali (prima ancora Palazzo del Popolo d’Italia): sempre Muzio, ma del 1942...e si vede!